Qualcuno potrebbe domandarsi perché, in una scuola ove “cardine della cura” è teorizzata l’autocoscienza, o presenza a se stessi (Minolli, 2007), io intenda fare una tesi sostenendo la rilevanza della negoziazione nello sviluppo di un soggetto umanamente competente (presente a se stesso) e come fattore terapeutico, rischiando di anteporla all’autocoscienza. Stuard A. Pizer (Pizer, 1998, p. 192), parafrasando la celebra frase di Freud “ove c’era l’es ci sarà l’io”, scrive “ove vi erano imperativi, ci saranno opzioni” (grazie alla negoziazione): considerando la rilevanza della citazione freudiana oggetto di revisione, l’autore sembrerebbe seriamente intenzionato a porre la negoziazione al primo posto, sostituendola al concetto centrale di interpretazione del fondatore della psicanalisi, dando ragione ad Albasi che afferma: “osservare come il concetto di negoziazione si fa largo nella letteratura a spese di quello di interpretazione, più che rappresentare una rottura pa-radigmatica rappresenta quasi un cataclisma paradigmatico nel campo della psicanalisi” (Albasi 2006, p. 243).
Al posto dell’interpretazione, che avrebbe permesso di rendere conscio l’inconscio, vi sarebbe la negoziazione, che al posto degli imperativi renderebbe possibile la presenza di opzioni.
La negoziazione. Funzione del soggetto e sua promotrice, fattore terapeutico